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LIBRI PUBBLICATI > NON AVER PAURA

  

NON AVER PAURA

RIASSUNTO

Il sentore di qualcosa d’ignoto apparve silenzioso. Vagava per la stanza come uno spettro. Aneurisma. Aneurisma. Aneurisma, la parola gli faceva male, anche se non aveva ancora afferrato la gravità della cosa. Riprese a passeggiare per la stanza. Avrebbe voluto avere in mano qualcosa, una penna, un pezzo di pane, un libro, un martello. Gli sarebbe bastato qualunque oggetto per avere la sensazione di fare o di sbriciolare qualcosa.

Il nulla non dava nessuna sensazione, ma pensò che gli rimanesse solo quello.

 

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In vendita nelle migliori librerie online e presso l'editore:

 

 

RECENSIONE

Caro lettore,

quello che hai tra le mani è il mio romanzo, ma non aver paura. Per scriverlo ho impiegato oltre due anni. Ci ho messo tanto perché per due volte e per due anni di seguito, come il protagonista, all’ospedale ci sono finito anch’io. Il resto, invece, è finzione.

A essere sinceri, non è proprio tutta finzione: nel romanzo ci sono personaggi veri come il Dottor Gabriele Panzarasa, primario di neurochirurgia dell’ospedale Maggiore di Novara che ho avuto l’onore, il piacere e la fortuna di conoscere. Mi sono affidato alle sue mani e sono giunto alla conclusione che gli addetti al reparto di neurochirurgia, che ho avuto modo di incontrare durante la mia degenza, esercitano la loro professione con un amore e una dedizione davvero unica. Ho pensato a lungo se inserire uno pseudonimo o il suo vero nome, ma alla fine, chiesto il suo consenso, ho optato per la seconda possibilità.

Non potevo nascondere dietro un falso nome una persona che dimostra quotidianamente l’aspetto più pulito ed efficiente della sanità italiana. Se lo avessi fatto non me lo sarei mai perdonato. Per ovvie ragioni non ho potuto menzionare tutta la sua formidabile equipe, ma sono certo che ogni dottore, ogni infermiera e ogni assistente sappiano quanto li stimo e quanto sono loro affezionato. Sono certo che leggendo il romanzo si riconosceranno e, sapendo che nei miei pensieri esistono tutti, mi perdoneranno per non averli citati. Sì, esistono tutti come esiste l’ospedale Maggiore di Novara, ed è un luogo meraviglioso.

Ci sono altri fatti che potrebbero sembrare più finti delle finzioni stesse, ma non lo sono. Non è facile, ad esempio, quando ti senti mancare la terra sotto i piedi, accettare i soprusi di alcune banche e le angherie di istituzioni che dovrebbero dare una mano a chi rischia di soccombere alla crisi lavorativa.

Il fatto più vero, ma anche il più difficile da digerire, è sentirsi abbandonati da chi non avresti mai pensato che lo facesse.

Durante la malattia mi sono chiesto troppe volte chi sono e cosa voglio dalla vita, ma non sono mai riuscito a darmi delle risposte. Ora, però, dopo l’esperienza vissuta, le risposte sono arrivate da sole, ma le voglio dimenticare, perché come dice un’altra persona vera del romanzo, la dottoressa Stefania Rubatti: non devo temere. Devo solo allontanarmi da chi mi procura angoscia, dire a tutti ciò che penso ed essere me stesso anche se qualcuno non capisce ciò che dovrebbe essere scontato. Sentimenti come l’umiltà, l’amore e il rispetto vivono in noi solo se possediamo la volontà di apprezzarli, nutrirli e farli crescere. Smettiamola quindi di versare lacrime per chi non le merita e viviamo le fortune che ci capitano nella vita.

Ma ho avuto anche altre fortune: quella di avere un medico di famiglia che è un Angelo di nome e di fatto e quella di vivere una seconda volta guardando la vita da una prospettiva che conosce solo chi, come il protagonista di questo romanzo, ha visitato l’altra parte del cielo.

Carmelo Cossa     

 

 

tulipano24 30/01/2016 00:00 
E’ mia abitudine leggere la prefazione del libro prima di tutto e sapendo che era in parte una storia vera mi sono incuriosita subito e devo dire che le mie aspettative non sono andate deluse. E’ la storia di Tommaso : imprenditore con tante difficoltà nel suo settore che scopre improvvisamente di avere un aneurisma al cervello che deve essere operato per potersi salvare. La mia trama finisce qui perché non voglio togliere al lettore il piacere di leggere il libro e tutte le sue sfumature. Si nota subito che, come dice l’Autore, tutta la parte riguardante la malattia è reale. Solo chi ha vissuto in prima persona una malattia cosi devastante che ti lascia senza fiato e che non ti fa vedere oltre il dolore può scrivere cosi bene quello che si prova. La descrizione di tutti i vari strati di dolore che si superano è descritta in maniera superba e senza fronzoli…e proprio tutto illustrato senza giri di parole che tante volte ti lascia veramente senza fiato. La fantastica figura della moglie Nadia che vive e convive col dolore e l’incertezza del futuro riguardante non solo la malattia, ma anche la situazione economica è davvero descritta benissimo: sarebbe meraviglioso che tutte le persone che attraversano questi momenti abbiano accanto a sé delle persone così meravigliose e presenti fino all’inverosimile. La situazione economica della ditta di Tommaso e la conseguente problematica con la banca sono davvero molto toccanti. Inoltre il rapporto o meglio il mancato rapporto di Tommaso con la figlia Monica è lo specchio di molte famiglie : l’indifferenza e la superficialità delle nuove generazioni è lampante e la costante insistenza del padre nel voler ricucire il rapporto è davvero molto ammirevole. La mia conclusione è che questo libro è veramente molto bello e toccante. Assolutamente da leggere!
Giorgia Catalano 13/12/2014 00:00 
La paura, si sa, è propria di ogni essere animale, Uomo compreso. Se non provassimo questo sentimento, il nostro vivere sarebbe paragonabile a quello di un oggetto inanimato. E' un meccanismo di difesa che adottiamo per schermarci da ciò che ci spaventa, da ciò che non si può o non si riesce a gestire. La paura può essere la conseguenza di un trauma, di un vissuto negativo che, a volte, può ostinarsi ad accompagnarci per il resto dei nostri giorni e che, difficilmente, riesce a staccarsi da noi. Non a caso, uso l'espressione "staccarsi da noi"; spesso, le nostre paure prendono corpo ed hanno anche un volto sia che si tratti di un ricordo legato a qualche situazione sia che si tratti di qualcuno che è riuscito a nuocere alla nostra integrità emotiva e psicologica. Fin da bambini, si prova il forte bisogno di sentirsi rassicurati e protetti da ogni male sia esso interiore sia esso generato da cause "estranee" a noi. Cosa si può fare per combattere la paura? Continuare a sperare che la nostra vita migliori e non abbandonare mai i propri sogni. Il nostro autore, Carmelo Cossa, fa di questo romanzo, per lo più autobiografico, una guida che riesce ad accompagnare il lettore verso la comprensione della paura e la sua elaborazione, fino ad invitarlo, con la stessa cura e benevolenza che ci rivolgerebbe una persona cara, a non mollare mai, perché tutto, in un modo o nell'altro, si risolve. La paura, se non viene accettata e rielaborata attraverso le nostre stesse esperienze di vita, può diventare un ostacolo, un limite che ci impedisce di vivere appieno i nostri giorni, tingendo di negativo tutto il nostro mondo. Ma quali sono le paure che si respirano e si affrontano insieme a Tommaso, il protagonista indiscusso di questo romanzo? Malattia, senso di fallimento e conflitti tra un padre ed una figlia, interpreti di un conflitto generazionale, sono continuamente padroni della scena, ma lo sono in modo positivo, mai distruttivo. Non c’è auto-commiserazione, anche di fronte a problemi che parrebbero insormontabili, ma la ferma e costante volontà di riprendere la propria vita in mano. L'epilogo, infatti, è una riapertura verso la vita e verso l'amore che danno forza alla narrazione conferendole un tocco dolcemente e quasi sorprendentemente romantico. Le tante avversità affrontate dal nostro protagonista, in unisono con la compagna della sua vita, ci inducono a considerare o a riconsiderare - questo dipende dai punti di vista - l'importanza di valori, obiettivi e sentimenti condivisi, in una coppia. La scorrevolezza del linguaggio, della forma di scrittura e di pensiero impressi tra le pagine del libro, rapiscono il lettore fin dalle prime pagine di quest'opera. L'autore, anche poeta, lascia avvertire palesemente, nella sua narrazione, l'influenza positiva e fortemente evocativa di una scrittura in versi che gli è congeniale. Si trova traccia di poesia nelle descrizioni meticolose ed introspettive dei sentimenti, o nell'osservazione della realtà, soprattutto in quelle piccole cose che, per Tommaso, diventano grandi ed importanti. Anche la pioggia battente su un vetro, o un tramonto, diventano magia che il lettore può assaporare attraverso gli occhi di un eterno fanciullo che sempre sa stupirsi di fronte alle meraviglie della natura e dei sentimenti umani. Terminata la lettura di questa opera, ci si sente più forti e rinvigoriti dal grande coraggio e dalla chiara determinazione che il protagonista condivide con il suo pubblico, parola per parola, vissuto dopo vissuto, in modo assolutamente vero e, soprattutto, umano. Nessun fingimento, quindi, nell'esporsi con coloro che lo affiancano, o lo respingono, in questa storia – almeno in parte – reale la quale, per nulla al mondo, per intensità ed importanza, poteva rimanere ingabbiata nella mente dell'autore al quale va il grande merito di aver lottato con sé stesso, per poterci raccontare anche fatti così tanto dolorosi della sua esistenza. Parte del ricavato dalla vendita di questo volume è devoluto all'Associazione "Amici della Neurochirurgia Enrico Geuna" di Novara. Anche questa scelta rende onore all'autore che, attraverso questo gesto encomiabile e non così consueto, mostra grande riconoscenza allo staff medico e paramedico che si è preso cura del suo male (soprattutto quello interiore) e, non ultimo, palesa la sua grande profondità d'animo e la sua importante sensibilità. GIORGIA CATALANO (Poetessa, scrittrice) TORINO, 6 DICEMBRE 2014
floriana perrone abbà 10/12/2014 00:00 
“L’odore del dolore”, già l’incipit di questo romanzo prende per mano il lettore conducendolo in un mondo intriso di sentimenti, emozioni, che parla di fragilità di una realtà quotidiana, che all’improvviso, può crollare in ogni istante, senza ragione. “La mia vita trema alle fondamenta, ma cercherò di non arrendermi… a costo di patire più di quanto non sto già facendo, mi staccherò da chi non condivide i miei valori. E’ troppo tempo che dipendo da scelte non mie e ora che non sto bene devo dire basta”, questo è il proposito di Tommaso. Chi di noi, almeno una volta nella vita, non è stato attraversato da queste amare riflessioni, proponendoci di continuare a sognare, “ a essere guerrieri e vincere le nostre battaglie”?. Chi di noi, qualche volta, non ha notato “ allo specchio un volto spento, le guancie scavate, la carnagione grigia…in un mondo dove aleggia un nauseante odore di angoscia”? Chi di noi non si è sentito, un giorno, uno sconfitto “attraversando il fiume per mettere il salvo della gente…Che ne sarà di loro ora che ho fallito?”. Chi di noi non hai mai avvertito, dentro di sé, almeno una volta, un senso di colpa, a volte distorto, ma che, comunque, ci tortura portando a urlare “Nooo”! anche se è solo un sogno, ma i sogni, quando si vivono intensamente “paiono collegati alla realtà”. Chi di noi non ha avvertito, “in un silenzio di parole annodate in gola” quella mancanza di una persona a noi cara, proprio quando “si alza la mano in gesto di addio verso la casa, il melograno…che, indifferenti pure loro, non rispondono al nostro saluto”, forse un addio. “Ma dov’è mia figlia”, o mio padre, o mia madre, urliamo assieme a Tommaso, questo piccolo, grande uomo che vive le emozioni dell’autore, perché Tommaso è Carmelo, Tommaso siamo tutti noi, piccoli esseri mortali che abbiamo paura della solitudine quando avremmo bisogno di essere attorniati dai nostri cari, ma il dolore, si sa, allontana, incute paura, ci fa rimanere soli ad affrontare la battaglia. Chi di noi, ogni tanto, non percepisce un “vuoto che non vorrebbe mai sentire. “L’abbiamo cacciato via, ce ne siamo liberati dicendogli addio per sempre, ma quel vuoto, si era nascosto ed era rimasto muto, attendeva solo il momento giusto, come un rapace, per volare addosso alla sua preda”. Questo di Tommaso - Carmelo sembra inizialmente un romanzo intimista, non si può non restare avvinti dai poetici concetti che trafiggono l’animo: ovunque paura, sofferenza, solitudine, “pianto distillato prima che cadesse per non inquinare il mondo”, delusioni del “far parte di un ingranaggio in un sistema piccolo, ipocrita, e inutile”. Tutti questi sentimenti si ammucchiano l’uno sull’altro come cataste che si alzano in verticale e si addensano in orizzontale. Le emozioni di Tommaso, a fronte di un avvenimento così inaspettato e terribile, ne produce altri cento e da ognuno di essi ne spuntano ancora altri. E’quasi un fiume in piena che prima di gettarsi in un mare pacato, dopo molte paure da superare, si divide in centinaia di rivoli che travolgono chi legge, si, perché poi si trasforma in romanzo quasi “corale”, nel senso che le emozioni di Tommaso Inesorabilmente fanno intrinsecamente parte di ognuno di noi “Ce la farò” ripetiamo dentro di noi, come Tommaso, “ce la farò”, anche se nessuno potrà condividere “la sofferenza e la paura che ci attanaglia”, come morsa invisibile ad altri ma a noi fedele compagna. “La mia malattia non sta ancora alle spalle ed io ho paura”, chi di noi ha il coraggio immane di ammettere le nostre paure, le nostre sofferenze, che siano del corpo o dell’anima, di far trasparire la nostra umana fragilità dinanzi ai marosi della vita, che ci inganna senza rimorso. Dobbiamo travestirci e far trasparire agli occhi della gente la nostra invincibilità, il nostro esser forti, anche quando, dentro, la paura ci divora. Vorremmo, come Tommaso, “ aver vicino le persone care che ci stringano la mano e che ci dicessero non aver paura”. Assaporando questo romanzo scritto in poesia, ho pensato come il protagonista di non essere sola a “voler ripartire daccapo e interrogare la stupidità della gente e delle istituzioni sulle angherie cui siamo soggetti, ma anche sulle gioie che, se fossimo, capaci di cogliere, vivremmo momenti senza tempo e senza prezzo. Ci sono attimi che non si comprano e non si rivivono per tutto l’oro del mondo, ma noi non lo capiamo. Il mondo, disinteressato a certi valori, ci domina rendendoci schiavi di abitudini indesiderate. Dovremmo avere il coraggio di ammettere che la serenità è stata sgretolata dall’avidità della frenesia di agguantare il successo ad ogni costo. L’amicizia, distrutta dal non avere più tempo da dedicare nessuno, non esiste più…la rovina del lavoro, credo, sia dovuta alla politica infame….D’altronde …come si può rimanere in un paese in cui si conosce il prezzo di ogni cosa ma il valore di nessuna?...No, questo è uno stato padrone e prigioniero nella sua stessa prigione…” E’ questa, a mio parere, la grande lezione che si degusta da questo romanzo. Io, personalmente, l’ho letto ben tre volte e ad ogni lettura ho scoperto verità nelle quali credo non solo io, ne sono convinta, ma tante altre anime. “Nessuno si fida, nessuno si sforza di capire chi gli sta di fronte con i suoi pregi, difetti, dolori, gioie. Il ritmo forsennato in cui viviamo rischia di annientare ogni sentimento….voglio conoscere la gente e capire cosa vuole un bambino da un genitore cosa viole un padre dal figlio. Vorrei vedere i parenti cui manco e ammirare qualcuno che mi aiuti quando cado. Invece vedo solo gente che prende e fugge quando intravede difficoltà…Voglio annegare nello sguardo di chi ama e pregare per chi odia affinché possa redimersi e sentire l’amore dove nasce, vive e cresce….voglio vestirmi di sorrisi mentre piango e pregare per chi impreca e sciupa la sua vita dietro l’arrivismo. Voglio stringere la vita tra le dita e viverla finché sono vivo”. Dopo la paura e il suo essere semplicemente un uomo, fragile e forte assieme, Tommaso, come tutti noi, attraversiamo il tunnel e ci troviamo dall’altra parte, dove la speranza di ricominciare ci è amica. “Non so se sia tardi per ricominciare ma sono certo che sia troppo presto per arrendersi, questa storia benché sia unita da un fio conduttore a tante altre, è diversa. E’ mia, credo che l’angoscia, in questo periodo della mia esistenza, tocchi istinti primordiali in uno scenario così degradato da apparire irreale.Oggi non esiste più l’amore, come lo intendo io. Non esistono più, la stima, l’umiltà e la considerazione di persone che andrebbero rispettate a prescindere di cosa si possa provare per loro” Poi Tommaso guardò verso la finestra e disse: ”non vedo l’ora che sia domani…voglio alzarmi assieme a te e ammirare l’alba…l’alba di un nuovo giorno”. Anche se troppo lungo questo mio commento, non posso terminare senza dire un grazie sincero ad un uomo, coraggioso, umile, che lotta per valori ormai obsoleti, un uomo che mi sembra di conoscere di persona, perché Carmelo ha avuto il coraggio di rivelarsi senza maschere, di apparire l’uomo che è, un uomo come tutti noi. Grazie Carmelo, per avermi insegnato a non aver paura e continuare a non tradire mai me stessa, anche quando “la solitudine non m’aiuta e lacrime bussano forte”!
Silvia 16/11/2014 00:00 
Non sono abituata a fare commenti ai libri che leggo e non sono nemmeno capace a farli. Ma una cosa sento di doverla dire a tutte le persone che passeranno di qua: Ho visto questo libro alla libreria Mondadori di via Piol a Rivoli e catturata dal titolo e dalla copertina l'ho acquistato. L'ho letto in pochi giorni e ora che l'ho finito mi manca. Mi manca Tommaso e tutto l'amore che è capace di narrare e probabilmente anche a donare e da vivere con tutto se stesso come fa con Nadia, la sua metà. Mi manca il suo seminare sentimenti a 360 gradi. MI mancano anche le sue arrabbiature, la sua caparbietà e le sue paure. Paura di non farcela a uscire dal baratro in cui la sua vita scivola, paura che... Ma io non voglio commentare il libro. Vorrei invece sapere perché un romanzo come Non aver paura non è in classifica da nessuna parte. Ecco l'ho detto e ora dico e chiedo a tutti voi un'altra cosa: forse scalano le classifiche solo i grandi nomi a prescindere da cosa scrivono? Forse è così, ma non è giusto. Io proverò a divulgare la convinzione che questo è un romanzo da leggere perché lascia qualcosa di veramente emozionante.
Loris 04/11/2014 00:00 
Carissimo Carmelo, o forse dovrei scrivere "Tommaso"? Non so decidermi, non ho parole... dico solo che ho iniziato a leggere il libro Venerdì sera dopo cena e non sono più riuscito a smettere se non a notte fonda. L'ho ripreso in mano sabato mattina e non ho più smesso. Mi ha preso, è troppo emozionante e a tratti, anche se racconta di cose poco piacevoli diventa anche romantico. insomma è scorrevole e godibile; è semplicemente splendido e merita davvero tanti tanti complimenti. Sembra scritto da un professionista, non da uno che scrive solo per passione. Sono piacevolmente sorpreso da come il tuo modo di scrivere mi abbia colpito ancora. I precedenti romanzi mi avevano solo affascinato; questo mi ha stregato. È un capolavoro colmo di sentimenti e di molteplici tematiche. Ho aspettato tanto tempo ma ne è valsa la pena. Sono rimasto colpito dalla minuziosa descrizione dei sentimenti e dei valori. Insomma, anche io mentre leggevo, mi sentivo accanto a Tommaso. Rinnovo i miei complimenti e ti dico grazie per tutte le emozioni che mi hai fatto provare attraverso la lettura del tuo libro. Complimenti per la frase sul retro della copertina. Sono poche le persone in grado di donare col cuore il poco che hanno. Con immensa stima, un tuo affezionato lettore
Antonia Anna Pinna 02/11/2014 00:00 
Non temere; osa. Questo è il più bell’ invito e lascito che un padre può dare al proprio figlio, a colui che ti sta davanti, e forma con gli avi una catena umana, che ti protegge ma non deve limitarti. La nostra generazione, di quasi sessantenni, che erano giovani solo venti minuti fa, hanno capito da soli come muoversi per uscire dalle ristrettezze della provincia e abbiamo spiccato il volo giovanissimi facendo qualunque lavoro ci venisse offerto, sempre con grande volontà e abnegazione condita con una forte dose di umiltà. Forse non avevamo i mezzi anche culturali per imporci ma a noi bastava sognare, avere una ragazza da baciare e mille lire in tasca. Tommaso, il protagonista che presenta molti tratti autobiografici, ha disegnato un percorso umano fortissimo dando fondo a tutte le sue più profonde emozioni passando anche attraverso la sua carne. Dopo una vita spesa sempre per il bene altrui e della famiglia si è visto costretto a rivedere il suo percorso umano e a chiudere in un recinto fiorito le sue aspettative, nei confronti di chi si era impegnato fino allo spasimo. La sua passione però lo rimette in moto con altre forme di espressione, quando si nasce con il fuoco dentro basta un alito di vento per ravvivare la brace. La vita vera sa riconoscere i suoi passeggeri e li porta in luoghi nascosti, destinati a pochi, a coloro appunto che non hanno paura. Saper vivere sempre a cavallo tra sogno e realtà, tra questo mondo e l’altro senza farsi disarcionare dando ogni molecola del proprio essere, è l’ unica gratificazione che possiamo concederci. La rinascita di un uomo che deve ricrearsi con le sue mani, senza abbellire ne mentire è una possibilità data a chi conosce l’indirizzo del paradiso; subito dopo l’inferno a destra! Facile a dirsi ma terribile da raggiungere, fatelo e conoscerete chi vi ha creato. Bello, intenso, emozionante e così vero che chiunque ci si potrebbe identificare, non perdetelo, un romanzo italiano scritto da un artista completo; poeta e scrittore di grande sensibilità Carmelo Cossa. Mi permetto di postare una lirica in onore dell’autore Paura Non temere la notte essa ti è amica, ti protegge e nasconde da sguardi indiscreti. Non temere la luce, è la vita stessa ti rinfranca e ti entra nel cuore. Non temere il mare da lì sei nato e ti insegna ad essere profondo. Non temere la terra essa ti è madre ti nutre e ti copre. Temi solo te stesso e i tuoi simili non lasciare il fianco scoperto, affonderanno le mani alla prima incertezza.
cira aiello 05/10/2014 00:00 
L'intreccio avvincente tra una spiccata e cruda realtà, ma consuetudine di vita ove deprimenti dolori ci avvincono, la speranza come energia vitale ci raggiunge nella reale visione di una vita beffarda, ove talvolta nelle spire dell'anima emerge una luce e nel male, Nelle avversità traboccanti della sterilità che traspira nella mancata disponibilità e collaborazione economica di terzi ( altro tasto reale delle vita) emerge la giustizia morale e il riscatto della saggezza che intercede... Tutto questo è NON AVER PAURA... lascio a voi il sapore del'ebbrezza che ci offre !"NON AVER PAURA" .. perché la vita passa, mentre lo scritto resta! I miei ossequi allo scrittore Carmelo Cossa
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