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Il Dono Dell' Intelligenza Vincenzo Giusepponi 02/11/2014

Alle prime luci dell’ alba Sole Nascente si alzò dal posto di vedetta e soffiò nel corno da cac cia per svegliare la tribù primitiva dal sonno della notte preistorica della penisola che fu poi chiama ta italica.
Scese dal promontorio e smobilitò dal servizio di guardia i suoi guerrieri, poi entrarono nel villag gio di capanne.
Le donne appena svegliate si mettevano in fila per andare al torrente a prendere l’ acqua scortate da tre guerrieri armati.
Sole Nascente si diresse alla capanna del Capo Tribù e disse: “Stanotte guardando le stelle, men-tre ero di guardia al villaggio, il Dio mi ha detto che molti nostri guerrieri sono morti nelle ultime due guerre contro le tribù vicine. Le stelle dicono che è ora di mettere fine a tutti questi lutti. Molte giovani mogli sono rimaste vedove e molti bambini orfani. Ti chiedo di riflettere su tutto ciò. Anche le altre tribù vicine negli ultimi tempi hanno subito numerose perdite. Ti chiedo di riunire il consi-glio dei saggi, del quale faccio parte, per decidere se terminare finalmente queste guerre sanguinose e dare finalmente pace alla nostra tribù. Altrimenti oltre ai lutti e alle lacrime non avremo nemmeno più cacciatori per sfamarci”.
Il capo Occhio Chiuso (aveva perso un occhio per una mazzata sul viso da parte di un nemico in una battaglia di diversi anni prima) annusò l’ aria come faceva sempre durante la caccia e quando pensava intensamente, e poi disse al vecchio saggio: “Va bene Sole Nascente, anche io da tempo pensavo che queste guerre sono troppo rovinose per noi tutti e per le altre tribù. E’ ora di porre fine ai conflitti. Alla media del giorno riunirò il consiglio e parlerò in favore della pace, e che duri per sempre.”
Anche Sole Nascente aveva avuto lutti in famiglia: “Due dei miei giovani generi sono morti un anno fa in battaglia lasciando le mogli e i loro cinque figli, e molte altre famiglie hanno avuto morti dall’ ultima dura guerra. Perciò confido molto di incontrare il favore di molti anziani al consiglio per la pace.”
Quando il Sole fu’ alla sua massima altezza Sole Nascente soffiò nel suo corno di caccia appeso a tracolla e i saggi si riunirono col capo tribù per decidere. Intanto i il resto della tribù era a tavola per consumare il suo pasto primordiale di bacche, frutta e selvaggina arrosto.
Durante il consiglio dei saggi il capo tribù Occhio Chiuso ottenne l’ attenzione di tutto il consiglio perché, come molte altre famiglie della tribù e delle tribù vicine, anche la sua aveva avuto lutti e lacrime. Alla fine del parlatorio i saggi approvarono ad unanimità di voti di porre termine alle guerre tribali locali per una pace che doveva durare sempre o almeno per qualche generazione. “Co-me Capo del Consiglio comanderò e convincerò tutti i nostri guerrieri, specie i più giovani e impe-tuosi, che anche dopo le tante perdite possono avere ancora voglia e sete di vendette e battaglie sanguinose. Le donne e gli anziani li informeranno i capifamiglia. Abbiamo appena approvato nuo-ve guerre solo per difesa, sperando che non ce ne sia bisogno, dato che tutte le nostre tribù sono ormai allo stremo delle forze.”
Già dopo una settimana tutti i guerrieri e i capi erano d’ accordo sul far finire le guerre e tutta la tribù già lo sapeva. Tutti piangevano per i numerosi lutti ma accettavano con speranza. Spedirono alcuni Saggi come ambasciatori di pace, con una scorta armata, a una tribù vicina, ma non la più vicina perché da sempre i loro Capi villaggio erano i più aggressivi e guerrafondai della regione. Li avrebbero avvertiti solo dopo le altre tribù che di solito erano più pacifiche.
Anche Sole Nascente fu ambasciatore di pace e quando tornarono alla tribù parlò al consiglio dei saggi: “La lontana tribù sulla collina dai fiori gialli aveva deciso per la pace già prima di noi ma non avevano esternato il loro pacifismo per paura delle vendette dei capi delle tribù più ostili. Del resto loro hanno avuto poche perdite umane dalla grande guerra. Ormai però tutta la regione approva la pace e solo pochissimi Capi hanno accettato per paura delle punizioni degli altri Capi pacifisti. Di loro non c’ è da fidarsi, ma per un lungo periodo non provocheranno guai, perché ormai la nostra regione sa’ che le guerre portano solo troppi lutti, lacrime e carestie, soprattutto se sono grandi e quasi tutti i Capi villaggio si sono impegnati per reprimere le ribellioni e continuare a guerreggiare porterebbe alla scomparsa di molte tribù. Un lungo futuro di pace ci aspetta e cercheremo di appro-fittarne per aiutare i cacciatori-guerrieri superstiti con nuovi metodi di caccia con trappole che ho imparato nel villaggio dei fiori gialli. Loro hanno imparato da qualche inverno da una lontanissima tribù del freddo nord. Su quelle montagne le prede scarseggiano e inventando le trappole per gli animali le loro tribù ora conoscono meno carestie. Se gli anziani e Occhio Chiuso approvano mande remo pochi nostri cacciatori ai villaggi vicini per insegnargli i nuovi metodi. La tribù dei fiori gialli ha già mandato i suoi cacciatori ai loro vicini per addestrarli, perché ora sanno che hanno accettato la lunga tregua e non uccideranno i loro ambasciatori per vendetta”.
Convinte così anche le tribù più ostili e prepotenti, a volte capeggiate da interventisti invece che pacifisti, la pace iniziò a far sperare in un lungo futuro senza tanti guai per tutti.

Dopo qualche mese le tribù cacciavano e pescavano con trappole invece che affrontando diretta-mente le prede, specie se pericolose, come i buoi dalle lunghe corna. Con le trappole le prede erano più numerose, la tribù mangiava meglio e sempre, morivano meno cacciatori, i tempi di caccia si abbreviavano e il rischio di incontrare predatori di uomini, come orsi e lupi, diminuiva.
Così disse Occhio Chiuso ai Capi delle altre tribù: “Se tutti ci guadagnano a cacciare con trappo-le, anche i più diffidenti e i giovani più gradassi si convinceranno, altrimenti anche loro saranno spesso senza cibo, perché la decimazione dei cacciatori-guerrieri è stata grande.” I saggi di altre tribù centrali decisero di iniziare ad autorizzare i matrimoni fra tribù diverse, che prima erano fatti solo da alcuni Capi tra loro. Uno Stregone interrogò i Sassi Lucenti dopo averli scaldati sul Fuoco Sacro e illuminati dalla luce e riferì ai saggi i segni del Dio che vedeva nelle pietre: “Ormai le no-stre tribù sono decimate e le trappole di caccia ci permettono solo di sfamarci. In caso di epidemie scompariremo. Se vogliamo incrementare i nostri villaggi con molti bambini non possiamo sposarci con i nostri fratelli e sorelle superstiti, ma dobbiamo ricorrere ai matrimoni con tribù lontane per mescolare il sangue e laddove ci sono ancora tanti reduci. Il Dio dice che accetteranno perché noi gli abbiamo insegnato le trappole di caccia e pesca e ormai la pace sarà lunga”. – “Stregone dei Sassi Lucenti, come tu sai molte nostre giovani donne vengono vendute come mogli ai cacciatori più bravi della tribù dai loro padri, ma le lontane tribù amiche hanno altri usanze sui matrimoni. I loro Capi consigliano i padri delle ragazze di farle scegliere i cacciatori che gli piacciono, perché da loro, molto tempo fa, ci sono stati molti casi di matrimoni finiti in tragedia. Molti sposi picchiavano le mogli comprate e anche i loro figli, perché non erano innamorati e avevano anche torturato e ucci so qualche moglie per farsi rispettare. Ora tu sai che le vicine tribù sono decimate e le tribù lontane e più libertarie pretenderanno che le loro donne e bambini siano trattati meglio anche da noi, o non daranno l’ autorizzazione a sposare i nostri giovani.” – “Hai parlato bene vecchio Saggio, però anche le nostre poche giovani donne superstiti dovranno imparare i nuovi usi, e soprattutto i loro padri. Qualcuno sarà contrario e difficile da convincere, ma il Dio in sogno mi ha detto che tutta la regione deve approvare le nuove usanze se non vogliono rischiare la fine di qualche tribù. Le carestie sono diminuite con le trappole ma non finite e se le epidemie periodiche riprenderanno a mietere molte vittime, le nostre tribù rischiano di morire e scomparire, perché siamo ormai rimasti in pochi e non possiamo rischiare di morire tutti, anche i fanciulli. Il Dio dice che i contrari ai nuovi usi devono essere convinti o puniti dai Capi tribù.”

Occhio Chiuso, sulla scia del discorso Sacro dello Sciamano, cercò di convincere i Saggi: “Ho parlato a lungo con molti Capi vicini e abbiamo concluso che molti villaggi ormai decimati si fonde ranno in pochi villaggi uniti, scegliendo il terreno più adatto per la difesa da animali e uomini. Anche i Saggi delle altre tribù stanno discutendo questo e penso che approveranno.
Accettando i matrimoni tra tribù diverse, anche alcuni uomini importanti di altre tribù diverranno Capi e Saggi da noi e viceversa. Unire i villaggi malridotti e alla fame serve per salvarli dalla fine.”

- “Il baratto tra tribù diverse è ripreso e in poco tempo è progredito molto in qualità e quantità, perché dopo le distruzioni della guerra c’ era bisogno di ricostruire e molti fabbricatori di armi e vestiti in ogni villaggio sono morti. Quel poco che producevano non serve più per la guerra, ma solo per la caccia e usi civili e con gli scambi di trappole quasi basta. Infatti anche le trappole fatte con rametti di legno ora sono oggetto di baratto, anche perché qualcuno ha imparato a costruirle meglio di altri. Così è anche per le erbe medicamentose-magiche degli Stregoni e per i monili e prede di caccia e pesca che stiamo portando come dono di amicizia alla prossima tribù” – diceva un cacciato re al suo compagno di cammino sulla strada per un altro villaggio amico.
Col commercio ogni tribù vendeva ciò che meglio produceva e comprava quello che non sapeva produrre o che gli costava troppi sacrifici. Anche questo era un modo per sopravvivere nelle avversi
tà della vita preistorica.
Sole nascente disse a Occhio Chiuso: “Alcune tribù vicine hanno aumentato il numero dei Consi glieri Saggi e la tendenza in zona è questa, anche per le unioni inter tribali che portano nuovi sposi nei villaggi. Alcuni sposi sono ricchi e non giovani e vogliono far parte del Consiglio. Già le tribù vicine ne hanno preso qualcuno tra i Saggi, dopo la consacrazione dei loro Sciamani.”

Nel decennio seguente i villaggi più in pericolo furono spostati e ricostruiti su alture, lontani da animali feroci e al sicuro da eventuali rari attacchi di battaglie e anche in ciò le tribù guadagnarono in vite salvate e più tranquillità.

Uno dei figli di Sole Nascente, Vento Di Ponente, notò che i semi di alcuni alberi lontani portati dal vento nel loro territorio si interravano a caso e germogliavano. Molti animaletti erano ghiotti di quei frutti e foglie e non morendo per fame si moltiplicarono. Il villaggio era lontano da quella zona e i predatori degli animaletti erbivori non ci si avvicinavano.
no. Però una siccità causò la morte di quelle sensibili piante e gli animaletti morirono di fame o si spostarono più lontano, fuori dal terreno di caccia della tribù. Vento di Ponente raccontò ai suoi figli piccoli: “Come capo-cacciatore ho mandato alcuni miei uomini a raccogliere frutti nella lontana terra di loro origine e li ho fatti seminare nel nostro territorio. Le piante buone sono rinate e le picco
le prede sono aumentate, per la gioia di voi bambini e il pranzo della nostra tribù. Alcuni dei miei cacciatori, durante il lungo cammino per portare i frutti da noi erano a corto di prede e hanno man-giato alcuni dei frutti che portavano nei sacchi. Sono sopravvissuti alla fame e arrivati alla tribù lo hanno detto agli altri cacciatori. Così, intanto che crescevano le buone piante e la zona si ripopolava di animaletti, alcuni miei cacciatori hanno scoperto altri frutti buoni, dei quali però gli animaletti sono meno ghiotti. Così ora vicino al villaggio raccogliamo frutti buoni e un po’ meno buoni, e cacciamo animaletti e pesce nel vicino torrente per la carne. Ho dato ordine di piantare molte altri semi nella vecchia zona lontana per tenere lontani da noi i lupi e gli orsi che mangiano i piccoli animali erbivori.”

Queste novità furono graduali e tutte le tribù della zona ne usufruirono, imparando dall’ intui-zione di Vento di Ponente. Furono questi gli albori preistorici dell’ agricoltura e allevamenti, ma
la vita media si aggirava intorno ai quaranta anni, dati i patimenti e la quasi totale mancanza di cure mediche, anche col maggior benessere portato dalla pace, liberazione femminile, trappole, baratto, inizi di orticultura e piccoli allevamenti impropri. Durante le grandi guerre si viveva in media 20-25 anni e già con la lunga tregua era un miracolo.

Le battaglie per il cibo non ci furono praticamente più, perché di solito bastava, e le lotte per il potere interno ed esterno diminuirono perché le nuove generazioni furono abituate al culto della pace e della legge dei più giusti e non della guerra e della legge del più forte come era prima, con l’ ausilio del ricordo degli innumerevoli lutti e guai provocati da sempre dalle guerre e soprattutto dall’ ultima grande guerra in tutta la regione.

Con il baratto migliorato dalla lunga pace anche le erbe magiche-medicinali aumentarono in quantità e alcune nuove erbe e cure furono scambiate a parità di valore con tribù lontane. Alcuni lontani Stregoni Magici avevano l’ usanza di andare a cercare nuove erbe medicamentose per ferite e malattie nei boschi e prati vicini e qualche volta riuscivano a trovare qualche rara erba, che, opportunamente spremuta e cotta sul fuoco, insieme ad altre erbe che conoscevano già, davano ottimi risultati per guarigioni parziali o totali di alcune ferite e malattie.

Uno Sciamano, dopo molti inverni che Vento di Ponente era trapassato, raccontò al Consiglio dei Saggi quello che aveva saputo in un suo recente viaggio in terre lontane. – “In quella regione lontana, verso Nord, a volte ci sono casi di una malattia contagiosa non mortale. Per caso hanno scoperto che facendo bere ai malati una pozione di erbe speciali che crescono da quelle parti dopo qualche settimana si sentono meglio e alcuni guariscono. Il loro Stregone che ha inventato quella potente medicina ha raccontato di una notte in cui ha sognato la ricetta di quella nuova medicina. Nel sogno gli era stata insegnata da alti uomini stranieri dalla pelle bluastra e vestiti d’ argento che erano scesi dal cielo su un grande uccello di fuoco. Poi se ne sono andati dicendo che sarebbero tornati per insegnare loro altri miracoli della scienza, così la chiamavano, appena le guerre della loro gente glie lo avrebbero permesso. Gli Stregoni di quella regione non sanno perché funziona, ne perché funziona solo qualche volta, però stanno provando a guarire più malati e a vaccinare le perso ne ancora sane.
Da noi quella malattia non esiste, ma se dovesse iniziare anche qui andremo a farci insegnare co-me preparare la pozione scientifica, così la chiamano, dai nostri amici lontani, come quando andia-mo con le carovane a barattare le solite merci e le nuove, perché hanno frutti e bacche molto buoni e diversi dai nostri, ma non hanno i nostri e fabbricano armi per cacciare e pescare diverse dalle nostre.”

Dato l' ancora scarso quoziente d’ intelligenza primitivo, le scoperte di nuove cure e farmaci erano ancora pochissime, ma già qualcosa di nuovo si usava, e i Capi tribù, i Saggi, i Capi cacciatori, i ricchi e i potenti premevano sugli gli Stregoni e Sciamani per avere qualche speranza di vivere un po’ di più, perché con la lunga pace (relativa) finalmente si rendevano conto che vivere di più e in pace è molto meglio che morire in sciocche guerre o attentati personali o per la conquista del potere e, dopo i primi timidi risultati di nuove semplici medicine, ci speravano più di prima.

Il progresso sociale e tecnologico in quella sperduta regione dell’ Italia primordiale procedeva lento ma inesorabile e gli usi nuovi sostituivano i vecchi, anche se non sempre con rapida soddisfa-
zione di tutti, perché c’ erano sempre gli indecisi, i contrari, i conflitti di interessi, i paurosi, ma col
tempo tutte le tribù della zona ebbero un notevole progresso molti campi delle attività umane.
Il Dio donò loro l’ intelligenza e furono costretti a usarla a fin di bene per vivere meglio, perché ogni volta che la usavano per far del male ci rimetteva sempre qualcuno o, addirittura molti, come con le guerre.

 

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