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Lo Trovarono Così Domenico Garofalo 01/11/2014

LO TROVARONO COSI’


La casa patronale era immersa in un parco di salici selvatici e di querce. Non possiamo certo dire che le loro punte si perdevano all’orizzonte, ma era considerato da tutti gli abitanti del luogo un bel parco con i suoi dieci ettari, in parte coltivati a frutta con i meli predominanti, poi tanto prato inglese lavorato in maniera splendida.
Maria dal balcone della facciata principale, quella con la scalinata che portava all’atrio d’ingresso, osservava con occhi pensierosi il viottolo che conduceva alla fon-tana, prima che lo stesso si aprisse verso il verde delle piante.
Era bella e importante quella dimora, ereditata dai suoi nonni materni, e sebbene vicina alla città lei la considerava il suo rifugio.
Importanti erano per lei anche le persone della servitù, le quali supplivano con i loro modo gentili e familiari alla mancanza di un uomo, un amore ormai lontano, in altri continenti e con altre usanze, le stesse che Maria non comprese anni prima e che fecero salire su un aereo i sentimenti di Tommaso.
Dopo diversi minuti passati ad osservare il viottolo, il suo volto era la maschera dell’ansia, lineamenti poco distesi per dare sembianza di serenità, fronte corrucciata quel che basta per far comprendere il suo stato d’animo.
La voce di Giuseppe, il capo servitù, confermò ulteriormente la sua preoccupazione:
- Sig.ra Maria, procediamo con le ricerche, anche se il calar del sole rende tutto più arduo. ! -
- No Giuseppe ! Fermate gli uomini, riprenderete do-mani di buon ora, avete fatto molto per questa giornata. -
- Come desidera Signora. Le ricordo che alle ventuno serviremo la cena nel salone! -
- Grazie, Giuseppe -
Al calar del buio prima e nel dopocena a prolungamento della giornata, tra gli inservienti, non si parlava d’altro. Nessun risultato dagli sforzi profusi, nonostante fossero stati utilizzati i due pastori tedeschi, inseparabili compagni della Sig.ra Maria e dei suoi passatempi viziosi.
Le tapparelle, al mattino, furono aperte con ancora la brina sulle siepi; il sole rincorreva i suoi raggi per scioglierla senza indugio.
Sarebbero da lì a breve riprese le ricerche, come stabilito la sera precedente, agli ordini del capo servitù.
Allorché forse un raggio impertinente del sole, ma mai come ora ben accetto, si posò sulla mensolina di pietra, tra il muro e la parete del caminetto, nella sala della lettura, dove in fondo alla stessa ben mimetizzato con il colore della pietra lo trovarono.
Toccò ad Anna, la cuoca nonché la compagna di Giu-seppe, alzatasi presto per preparare le colazioni, lancia-re l’urlo di gioia nello scorgere ormai pienamente illuminato, ciò che il giorno precedente aveva messo a dura prova le coronarie della servitù:
- Eccolo, eccolo… l’ho trovato !! -
Destata dalle urla e dalla confusione nata improvvisa, arrivò la Sig.ra Maria; con aria compiaciuta, distendendo finalmente i lineamenti del volto, prese dalla tasca della vestaglia color bianco antico ancora indosso, il pacchetto delle bionde lunghe e con atteggiamento tra il voluttuoso e l’erotico si accese la prima sigaretta del mattino, impugnando l’accendino finalmente ritrovato.

 

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